II recenti comunicati di alcune Organizzazioni sindacali, nettamente contrari all’ipotesi di internalizzazione del P.I.M. (presidio sanitario di Primo Intervento Medico) presso la Direzione Generale richiedono, necessariamente, una puntualizzazione da parte della nostra Associazione.
Quando, alcune settimane fa, l’Amministrazione e il Coordinatore Generale Medico Legale comunicarono alle OO.SS. che, in prossimità della scadenza dei
contratti con le ditte esterne per il servizio di Primo Intervento Medico presso i due principali stabili della Direzione Generale (contratti che scadono a dicembre 2015 per il polo di Via Ciro il Grande e ad aprile 2016 per quello di Via Ballarin), era allo studio l’ipotesi di internalizzare il servizio, in quanto la magistratura contabile dell’Ente aveva espresso delle perplessità sul rinnovo dell’appalto nel rispetto della politica di contenimento dei costi di gestione dell’Istituto, ci siamo dichiarati disponibili ad avviare un confronto sull’iniziativa.
Premesso che il P.I.M. non è un servizio previsto dalla legge nell’ambito dell’organizzazione del primo soccorso aziendale, la nostra Associazione ha ritenuto che la possibilità che in alcuni casi i medici, oltre alla prioritaria attività medico-legale, possano provvedere anche a limitati compiti di assistenza in situazioni di particolari necessità, non fosse contraria alla riaffermazione della centralità della figura del Dirigente Medico dell’Istituto.
Da questo punto di vista, l’eventuale coinvolgimento dei medici del Coordinamento Generale Medico Legale, nell’organizzazione dei soccorsi nei luoghi di lavoro della Direzione Generale, non appare diverso da ciò che i medici in servizio presso le Sedi territoriali dell’Istituto affrontano, non di rado, nello svolgimento della loro quotidiana attività medico-legale allorché si trovano a dover soccorrere improvvisamente chiunque richieda il loro intervento.
E’ ovvio che la presenza, per ogni turno, di un medico e di un infermiere del Coordinamento Generale M.L. potrebbe garantire solo l’applicazione dei protocolli del “Basic Life Support” (BLS) e l’uso del Defibrillatore semiautomatico in attesa dell’arrivo dell’ambulanza e un servizio medico aggiuntivo all’organizzazione delle squadre di primo soccorso aziendale previste dal Decreto Lgs n. 81/08, oltre ai compiti medico-legali per i permessi di uscita anticipata dei dipendenti per indisposizione intervenuta durante l’orario di lavoro (per i quali sarebbe difficile chiamare al bisogno i medici del C.G.M.L. dislocati in Largo Escrivà de Balaguer e separati quindi dai due stabili principali di Via Ciro il Grande e di Via Ballarin).
Molti dei Dirigenti Medici dell’Istituto sono specialisti in Medicina Legale, altri sono specialisti qualificati in altre discipline altri ancora altri hanno una duplice specializzazione.
Molti colleghi specialisti esercitano all’interno dell’Istituto la propria disciplina, nell’ambito delle attività istituzionali che così risultano ulteriormente qualificate, con indiscutibile professionalità e conservano la propria qualità di medico che in qualsiasi momento può essere chiamato ad affrontare problematiche sanitarie urgenti sia all’interno che all’esterno delle strutture istituzionali.
Indubbiamente nessuno di noi, al momento, è stato addestrato a svolgere attività di medico specialista in medicina d’urgenza o di medico addetto al Servizio di Continuità Assistenziale, figure professionali che, per contratto, devono aver svolto ogni anno corsi di aggiornamento obbligatorio in materie attinenti all’emergenza, ma l’attività da svolgere eventualmente presso il P.I.M. non presenta tali caratteristiche.
Pertanto se la nostra Associazione aveva accettato di discutere l’idea di un possibile impegno dei medici dell’Istituto nel garantire un presidio sanitario di prima emergenza (in attesa dell’arrivo dell’ambulanza!) presso gli stabili della Direzione Generale non è perché siamo affetti da un delirio di “onnipotenza clinica” o dalla cosiddetta “sindrome di Leonardo da Vinci”, ma perché rifiutiamo l’idea che dietro questa repentina difesa del ruolo medico-legale ci sia un ritorno alla vecchia logica del “Funzionario medico” caratterizzato dall’evitamento quanto più possibile sia delle responsabilità di tipo professionale che di qualsiasi coinvolgimento nell’organizzazione aziendale.
Riteniamo, inoltre, disdicevole che nella polemica a presunta difesa dei medici di ruolo siano stati coinvolti i medici convenzionati del Coordinamento Generale Medico Legale, che non potevano essere chiamati a collaborare al progetto a partire da gennaio in quanto, a fine dicembre, saranno in scadenza di contratto annuale e le loro domande per il nuovo bando sono ancora in attesa di valutazione da parte della Commissione esaminatrice (di cui, per l’occasione, si sollecita la nomina!).
Abbiamo comunque avuto modo, in questi giorni, di sottoporre all’attenzione il futuro del P.I.M. in prossimità dell’imminente scadenza del contratto con la ditta esterna e di chiarire, con l’Amministrazione e con il Coordinatore Generale Medico Legale, la nostra posizione sulla questione in un spirito propositivo e non oppositivo, come invece hanno fatto altri.
Prendiamo atto ora, con soddisfazione, della volontà dell’Ente di non arrivare a uno scontro decisionale ma di sospendere, al momento, ogni iniziativa per approfondire la reale necessità di un PIM, così come attualmente organizzato, all’interno dell’Istituto.
Infine, la nostra Associazione, che ha sempre fatto della difesa della Dirigenza Medica e del ruolo medico-legale la ragione stessa della propria esistenza, invita tutte le altre Organizzazioni Sindacali a non occuparsi soltanto dell’esperienza dei medici dell’Istituto nell’ambito della medicina d’urgenza, ma ad unirsi piuttosto per una comune lotta in relazione a obiettivi veramente strategici che dovrebbero interessare chiunque dichiari di avere a cuore il destino della categoria dei medici legali nel nostro Istituto.
Roma, 17 dicembre 2015
Il Presidente e la Segreteria Nazionale