Ieri, si è riunito dell’Organismo Paritetico per l’Innovazione dell’Area Funzioni Centrali, per discutere il Piano della formazione 2020-2022 e il Nuovo assetto organizzativo dell’Area medico-legale dell’Istituto.
Il Piano della Formazione, presentato dal Dott. Conte, è stato molto apprezzato da tutti e, a nostro avviso, è molto ben articolato con aspetti innovativi riguardo alle
tematiche che saranno oggetto di formazione per Dirigenti, Professionisti e Medici.
In particolare, si prevede l’attivazione in varie discipline di Corsi di Alta Formazione, di cui fa parte il Master di II livello per i medici che si sta svolgendo in questi mesi.
In riferimento al nuovo assetto organizzativo dell’Area medico-legale, la Dott.ssa Sampietro ha comunicato che l’Amministrazione, concordando con le nostre valutazioni, ritiene che la sede di Napoli Vomero, visti i carichi di lavoro e la situazione territoriale, non possa che essere individuata come UOC; tuttavia non ha chiarito come tale operazione, mantenendo fermo il numero totale di 97 UOC, verrà effettuata.
Infatti, l’Amministrazione ritiene che l’aumento globale delle sedi UOC attualmente non sia realizzabile, ma che possa essere inserito come obiettivo programmatico nella Determina da presentare prossimamente al Consiglio d’Amministrazione.
Ad avviso di questa Associazione, che ha chiesto la UOC di Napoli Vomero sulla base di elementi concreti che l’Amministrazione ha condiviso, è impensabile che venga ulteriormente ridotto il numero delle UOC provinciali a favore delle Aree Metropolitane di Napoli e Roma.
Quindi, chiediamo che vengano individuate possibilità alternative e che sia rivalutato il ruolo delle UOC Regionali della Campania e del Lazio, che nella rivisitazione dell’Area Medica potrebbero ricomprendere la responsabilità di uno specifico bacino territoriale.
Inoltre, è indispensabile riesaminare nel dettaglio i carichi di lavoro e le caratteristiche territoriali specifiche delle UOC che, secondo l’ipotesi proposta dall’Istituto, verrebbero declassate a UOS, assicurando la corretta individuazione delle responsabilità per i colleghi che si troveranno a coordinare le sedi con maggior carico di lavoro.
L’Anmi-Femepa, a differenza di altre sigle sindacali, ritiene che un’occasione importante, quale quella rappresentata dall’attivazione dell’Organismo Paritetico dell’Innovazione, non possa ridursi a una semplice redistribuzione delle UOC metropolitane, peraltro a discapito di altre Unità Operative territoriali gravate da intenso lavoro.
E’ necessario affrontare in maniera organica tutta la criticità complessiva dell’Area Medica, che si è determinata in questi anni a causa del protrarsi dell’immobilismo dell’Amministrazione nella gestione politica del personale medico.
Ci riferiamo, oltre alla irrisolta questione dell’inquadramento contrattuale della Dirigenza Medica, alla necessità di dare subito concreto avvio alle procedure concorsuali per medici di I e II livello e alla revisione sistematica della pianta organica dell’Area Medica in relazione ai carichi di lavoro, in modo da incrementare in breve tempo sia il numero di posti UOC (riportandoli almeno ai 118 ante Determina 150/2018) sia il numero di posti per medici di I livello.
Infine, per quanto attiene alla possibilità di posticipare il pensionamento dei medici dell’Istituto l’Anmi-Femepa, pur non essendo contraria in linea di principio al prolungamento in servizio dei medici, per propria tradizione e mission associativa, ha sempre privilegiato battaglie politico-sindacali finalizzate a una valorizzazione e a una crescita professionale di tutta la categoria medica, evitando che alcune situazioni di vantaggio per alcuni possano ostacolare i percorsi di carriera di altri.
Peraltro, l’attuale possibilità del pensionamento a 70 anni scaturisce direttamente da quella equiparazione ai colleghi del SSN che da sempre la nostra Associazione ha sostenuto e perseguito in tutte le sedi, anche quando i colleghi di altre sigle sindacali, che oggi si ergono a paladini di tale proposta, ritenevano inutile e addirittura dannosa tale impostazione.
Pertanto, qualora ciò fosse tecnicamente possibile per l’Amministrazione senza necessità di un’apposita norma di legge, ben venga la possibilità di rimanere in servizio su base volontaria fino ai 70 anni perché, in questo caso, si tratterebbe di un concreto esempio di applicazione ai Medici Previdenziali di prerogative proprie dei Medici del Servizio Sanitario Nazionale che dovrebbe vedere, di conseguenza, una proposta di equiparazione legislativa ai medici del comparto SSN.
Roma, 09/07/2020
Il Segretario Nazionale Il Presidente
Giuseppe Fatigante Giuseppina D’Intino