L’Anmi-Femepa manifesta la propria vicinanza a tutti i cittadini, a tutti gli operatori sanitari e agli amministratori locali e centrali che gestiscono in prima persona l’emergenza da Covid-19.
Questa emergenza sanitaria ha prodotto un profondo cambiamento delle nostre abitudini quotidiane, determinando un’inevitabile modifica della nostra attività lavorativa.
La necessità di assicurare la distanza di sicurezza tra le persone inficia in maniera specifica l’attività del medico che, diversamente da tutte gli altri professionisti, vede il rapporto interpersonale e la vicinanza fisica come fondamento della sua professione.
Con messaggio Hermes n. 1142/2020 la Direzione Centrale Risorse Umane ha recepito la Direttiva n. 2/2020 del Ministero della Pubblica Amministrazione, stabilendo che anche nel nostro Istituto il lavoro in forma agile rappresenta, in questo momento, la modalità ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative di tutto il personale dipendente.
Viene, tuttavia, lasciato ai Coordinatori Generali delle Aree professionali e dell’Area Medica il compito di organizzare e individuare quelle attività da espletare in sede, in quanto finalizzate al compimento degli atti indifferibili da rendersi in presenza.
L’Anmi-Femepa ritiene che le prestazioni sanitarie richieste all’INPS dai cittadini che versano in situazione di fragilità abbiano carattere di indifferibilità, per cui occorre dare il massimo impulso alla trattazione agli atti delle domande di invalidità, assicurando comunque nei Centri Medico Legali un presidio di medici.
Pertanto, anche se molteplici attività medico-legali possono essere assolte in modalità remota, il ricorso al lavoro agile per molti medici dell’Istituto, in questa fase di assoluta novità sperimentale, non potrà che essere parziale, dovendo essere assicurato, con opportuna rotazione, lo svolgimento delle attività in presenza nelle sedi.
Come medici pubblici ci rendiamo disponibili, fatte salve le esigenze di servizio interne all’Istituto, a essere di supporto in qualsiasi attività che si rendesse necessaria, fermo restando la specificità medico-legale che ci contraddistingue la quale, tuttavia, in molti casi si coniuga con altre competenze specialistiche.
Infatti, la maggior parte dei medici dipendenti è plurispecialista e potrebbe quindi svolgere, nei limiti delle proprie competenze, un’attività di affiancamento e di sinergia professionale con i colleghi impegnati nelle strutture di prevenzione ed emergenza istituite a livello ministeriale, dipartimentale, e/o nei Servizi Sanitari Regionali, confermando il senso di appartenenza della categoria e la volontà di partecipazione alle situazioni di emergenza di salute pubblica.
Tale disponibilità, necessariamente su base volontaria, potrebbe essere manifestata non solo dai medici dipendenti, ma anche dai colleghi convenzionati che, peraltro, in questo periodo subiscono un danno economico, correlato all’oggettiva diminuzione del carico lavorativo e alla necessità di riorganizzare le attività dei CML.
Al tale riguardo, chiediamo all’Amministrazione di individuare forme di sostegno economico che possano, in qualche modo, far fronte alle difficoltà dei colleghi precari.
In questo difficile e complesso momento è necessario porsi al servizio del Paese.
E’, però, altrettanto necessario che tutti abbiano la consapevolezza che i medici dell’Istituto hanno specifiche competenze in ambito medico-legale, poiché l’improvvisazione e l’assunzione di ruoli impropri risulterebbe non solo inutile ma oltremodo dannosa.
Roma, 15/03/2020
Il Segretario Nazionale Il Presidente
Giuseppe Fatigante Giuseppina D’Intino