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“Il Cruscotto” di Giuseppina D’Intino

Il cruscotto è uno strumento gestionale, utilizzato da aziende pubbliche e private, per misurare la qualità della produzione attraverso un unico valore: l’Indicatore sintetico globale.
La costruzione dello strumento non è teorica ma si basa su dati rilevati direttamente dalla produzione.

Il cruscotto è costituito da una serie di indicatori relativi a varie tipologie di lavorazione che, elaborati matematicamente, forniscono un dato finale sintetico.
Gli indicatori si moltiplicano, con un meccanismo a cascata, fino a individuare le singole attività svolte in un determinato ambito tramite un indicatore elementare.
È uno strumento molto efficace in quanto permette di conoscere, valutando l’indicatore sintetico globale, il dato complessivo di qualità e successivamente, esaminando i singoli indicatori, consente di valutare se e dove bisogna intervenire per migliorare; la valutazione dei dati è inoltre agevolata dall’uso di colori diversi che, visivamente, aiutano a percepire con immediatezza la realtà produttiva.

Il Cruscotto si rivela, quindi, uno strumento utile non solo alla Dirigenza ma anche ai singoli operatori in quanto i dati vengono aggiornati periodicamente (per lo più mensilmente) in modo da consentire l’applicazione, nel corso dell’anno, di eventuali correttivi nell’ambito delle varie attività.
Anche l’Istituto, ormai da alcuni anni, utilizza tale strumento e, per l’anno 2011, il CCNI ha individuato i dati del Cruscotto come indici a cui far riferimento per l’erogazione della retribuzione di risultato dei medici.
DIAPOSITIVE 1-2
Il cruscotto è consultabile accedendo alla pagina:
– INTRANET
– DIREZIONI CENTRALI
– PIANIFICAZIONE E CONTROLLO DI GESTIONE
– CRUSCOTTO GESTIONALE
DIAPOSITIVE 3-4-5-6-7-8-9-10-11
I dati sono riportati in verde, giallo e rosso e seconda dello scostamento rispetto alla media nazionale di riferimento in modo da dare con immediatezza il posizionamento della sede.
Successivamente, l’apertura a cascata degli indicatori consente di esaminare i vari elementi che contribuiscono a determinare il dato sintetico; in questo modo è possibile individuare l’indicatore elementare su cui apportare gli eventuali correttivi per il miglioramento dei risultati.
Questo strumento gestionale quindi permette di esaminare una serie di dati nel dettaglio che, allo stesso tempo, forniscono una visione di insieme dell’andamento delle singole sedi.
Gli elementi costitutivi del cruscotto sono gli indicatori che vengono riportati nelle varie colonne e sono il risultato di dati di produzione che vengono forniti da procedure informatiche (COGNOS-VERIFICA-COGISAN-GASAN) automatiche o, parzialmente, manuali.
I vari indicatori hanno “pesi” diversi in quanto le varie attività che vengono prese in considerazione hanno un “peso” predefinito nell’ambito del risultato sintetico finale.
DIAPOSITIVA 12
Non c’è dubbio che il cruscotto sia uno strumento utilissimo, tuttavia dall’esame della porzione relativa all’area medico-legale, si rilevano alcuni elementi di criticità:
– INDICATORI – non tutti risultano adeguati per la valutazione delle attività svolte presso i CML in quanto alcuni registrano attività che sono solo parzialmente di pertinenza sanitaria o, addirittura, del tutto indipendenti dalle attività svolte dai medici e dai collaboratori sanitari.

– PROCEDURE INFORMATICHE – risultano non sempre utili per la rilevazione delle attività in quanto i dati, in alcuni casi, non corrispondono al lavoro realmente effettuato; inoltre alcune prelevano i dati in automatico e quindi non possono essere implementate mentre in altre i dati vengono inseriti manualmente, ma non presso i CML, per cui gli operatori sanitari non possono gestire tale fase.

Negli ultimi anni si sono verificati profondi cambiamenti all’interno dei nostri CML determinati, essenzialmente, dall’acquisizione, da parte dell’Istituto, delle competenze relative all’invalidità civile.
L’utenza che afferisce nei nostri ambulatori presenta caratteristiche estremamente variegate con richieste e necessità differenziate sia in relazione all’età (dalla prima infanzia all’età molto avanzata), che alle patologie che variano dalle quelle congenite o specifiche dell’età pediatrica alle patologie del grande anziano.
Diversamente, in passato, operavamo su un’utenza (assicurati) molto più omogenea e con caratteristiche psico-fisiche/ lavorative relativamente circoscritte e sostanzialmente assimilabili tra loro.
Da ciò deriva la necessità di una rivalutazione del nostro lavoro sia in termini di carichi di lavoro che di tempi di lavorazione con conseguente individuazione di indicatori, da inserire nel cruscotto, che siano maggiormente aderenti alla nostra realtà lavorativa e che rendano in maniera più concreta la misura qualitativa del nostro operato.
E’ indispensabile, quindi, valutare la qualità dell’attività medico- legale mediante indicatori che non siano meramente legati a misurazioni percentualistiche di tempi e di numeri di verbali definiti.
Tali parametri, infatti, risultano adatti per un’attività esclusivamente amministrativa mentre sarebbe opportuno, in analogia a quanto si verifica presso le aziende sanitarie, valutare anche in ambito medico-legale l’appropriatezza della prestazione erogata.

Dall’esame della letteratura si rilevano due modelli concettuali dell’appropriatezza.
Alcuni autori (Lavis ed Anderson) propongono il duplice concetto di “appropriatezza clinica” (evidenzia il livello di efficacia di una prestazione o procedura ed è determinata sulla base sia delle informazioni cliniche relative alle manifestazioni patologiche del paziente sia delle conclusioni diagnostiche che orientano verso quel preciso intervento sanitario e non prende in considerazioni i costi) e “appropriatezza organizzativa” (identifica la situazione in cui l’intervento viene erogato in condizioni tali da “consumare” un’appropriata quantità di risorse; prende quindi in considerazione la relazione costi-efficacia e misura l’efficienza operativa).
Altri autori (Sharpe e Faden) forniscono un modello concettuale più ampio secondo il quale l’appropriatezza non può essere considerata un costrutto dicotomico (appropriato vs inappropriato) ma un continuum di situazioni a diversa “intensità” di appropriatezza.
L’appropriatezza non è una dimensione semplice e riconducibile a un’unica interpretazione, valida in assoluto; al contrario, indica condizioni complesse, contesto-dipendenti, che devono essere di volta in volta collocate nel rispettivo ambito di riferimento, definite e articolate in termini operativi, riferite ai diversi soggetti coinvolti e misurate con metodi specifici; inoltre comporta implicazioni dirette e indirette riguardanti la procedura corretta sul paziente giusto al momento opportuno e nel setting più adatto.
Tutto ciò in riferimento alla peculiarità dell’attività sanitaria che consiste, essenzialmente, nel fornire la prestazione richiesta ad un’utenza con caratteristiche psico-fisiche variamente compromesse.
Proprio in riferimento alla peculiarità della prestazione sanitaria, che tuttavia presenta caratteristiche comuni in qualsiasi ambito venga espletata, è possibile applicare anche in ambito medico-legale , con i dovuti correttivi, i concetti base dell’ appropriatezza ed è proprio questo che bisogna fare per rendere il Cruscotto più aderente alla nostra realtà lavorativa, individuando gli indicatori più idonei per una corretta valutazione qualitativa delle attività dei CML.

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